Articolo pubblicato su La Città di Salerno il giorno 08/01/2022
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Istituti sempre più sguarniti per l’assenza di docenti e Ata «Impossibile fare previsioni, siamo bloccati dalla privacy»
La scuola nel caos non solo per l’aumento a vista d’occhio di contagi anche tra il personale scolastico, oltre che tra gli studenti, ma anche per le tante persone, tra docenti e Ata, in quarantena per aver avuto un contatto stretto con un positivo: per loro tornare al lavoro diventa un rischio, soprattutto per chi è intorno. E, in questo caso, ancora non si sa come comportarsi, in virtù delle recente normativa che disciplina l’isolamento fiduciario.
I numeri del contagio. A tutt’oggi si stima che nel Salernitano circa il 5% dei prof sia risultato positivo ai tamponi, ma i numeri sono destinati a crescere, perché solo lunedì, alla riapertura delle scuole - in presenza o a distanza - si potranno fare i conti grazie all’arrivo dei certificati medici. Ma anche le nuove disposizioni emanate da governo contribuiscono a creare ulteriore confusione. A confermalo è Barbara Figliolia, dirigente scolastico del liceo “Severi”, presidente della Commissione comunale Politiche sociali, tra i 2000 firmatari che hanno sottoscritto e inviata al presidente Mario Draghi, al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e ai governatori delle Regioni, la lettera con cui si chiede di attivare, per due settimane, la didattica a distanza. «Il nuovo protocollo di sicurezza - spiega Figliolia - prevede che si distingua tra vaccinati e non vaccinati, quando noi dirigenti scolastici, per disposizione del garante della privacy, non possiamo conoscere i dati. È possibile aprire le scuole lunedì senza avere contezza del personale scolastico presente e quindi senza la certezza di poter garantire il normale svolgimento delle attività amministrative e didattiche? Il personale tutto della scuola, in modo particolare quello delle segreterie, è allo stremo delle forze. Tante sono le email e le telefonate che ricevono dai genitori preoccupati, che desiderano informazioni che in verità solo l’Asl può dare, che invocano la Dad e tanto altro ancora. Ritengo che in queste condizioni che sia quanto mai rischioso dal punto di vista sanitario, ed ingestibile per la sicurezza, il rientro in aula degli studenti. Soprattutto senza ulteriori precauzioni e con protocolli poco efficaci e gestibili».
Anno nuovo, problemi vecchi. È questa l’equazione che pone sul tavolo Pasquale Gallotta, segretario provinciale dello Snals. «Come sindacato – spiega – continuiamo a preferire la priorità della didattica in presenza e in sicurezza, ma i difficili problemi di gestione dovuti al momento molto delicato per il nostro Paese ci fanno sostenere il bisogno impellente, espresso da più parti, di un posticipo del rientro in classe, almeno nelle more del picco di contagi di questa ondata ». Anche perché, come sottolinea il sindacalista «la diffusione di casi di Covid è un dato di fatto e possiamo solo prevedere che aumenti ancora». E all’orizzonte non sembrano esserci rimedi concreti e efficaci. «Le soluzioni adottate in questo momento per garantire la riapertura delle scuole – puntualizza il rappresentante dello Snals - sono improvvisate, parziali e lasciano gli operatori della scuola a se stessi. Sarebbe stato perlomeno opportuno intervenire sull’immediata integrazione degli interventi di prevenzione con la fornitura dei dispositivi di protezione a tutto il personale e un potenziamento della medicina territoriale e scolastica. La riapertura fortemente voluta dal ministro avrebbe dovuto prevedere un monitoraggio delle reali condizioni di rischio nelle scuole. Dopo due anni dall’inizio della pandemia ci sono gli stessi problemi, senza alcun segno tangibile di inversione di rotta nelle politiche per la scuola».
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Articolo pubblicato su La Città di Salerno il giorno 04/01/2022
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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, preannuncia il ritorno alla didattica a distanza, almeno per un mese. Perché, a causa della recrudescenza della pandemia - a detta del governatore - è preferibile non rientrare in classe per evitare ulteriori contagi. Una decisione che non è digerita del tutto dai dirigenti scolastici e dai sindacati che chiedono ulteriori provvedimenti perché da sola la Dad non è sufficiente per frenare l’avanzata del virus. E che fa storcere il naso anche a Roma: ieri, infatti, la richiesta di De Luca è stata analizzata attentamente dal Governo che, però, non ha indicato alcunché sulla questione. Secondo le fonti dell’esecutivo guidato dal premier Mario Draghi, le date di ripartenza della scuola resteranno quelle stabilite da calendario.
L’annuncio di De Luca. De Luca, ad una settimana dal suono della campanella dopo le festività natalizie, ritiene di dover innanzitutto tutelare la salute. E, perciò, è orientato a posticipare, sia per i vaccinati che per i non vaccinati, il rientro in classe. «Sento circolare l’ipotesi di tenere a casa i bambini non vaccinati. Mi sembrerebbe una misura tanto odiosa e discriminatoria, quanto ingestibile. Credo che si debbano prendere misure semplici ed equilibrate, con l’obiettivo di aprire le scuole in presenza quanto prima e per sempre». Proprio per questo motivo, secondo De Luca, «nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi, mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola». Perciò De Luca propone di «prendere 20/30 giorni di respiro» che consentirebbero «di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca. Non sarebbe di certo - conclude una misura ideale, ma consentirebbe di riprendere a breve le lezioni in presenza con maggiore serenità».
Il disappunto dei dirigenti scolastici.
Non è d’accordo ad una Dad generalizzata Ginevra De Majo, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “Picentia” di Pontecagnano Faiano. «Non mi pare opportuna - evidenzia - una chiusura generalizzata, che non tenga conto dei territori virtuosi, delle specificità di ciascun ciclo e dell’effettiva pericolosità del contagio. Nella nostra scuola ci sono stati alcuni positivi ma non c’è mai stato alcun contagio, né tra il personale né tra le famiglie, che ormai sono molto attente nel monitorare i sintomi e nell’evitare occasioni di contagio. Il danno di un altro periodo in Dad sarebbe enorme, sia dal punto di vista degli apprendimenti che psicologico. Per non parlare della difficoltà di dover andare a lavorare e ritrovarsi con i figli in Dad. Abbiamo voluto le Luci d’Artista, i ristoranti, i centri commerciali e i locali aperti, nessun potenziamento dei trasporti e adesso ci ritroviamo a richiudere di nuovo le scuole. Ci sono nazioni che hanno scelto di fare campagne periodiche di tamponi, addirittura fai da te, per evitare a ogni costo la sospensione delle attività didattiche in presenza. Penso che, con il concorso delle amministrazioni locali, si dovrebbero cercare alternative meno penalizzanti ».
Allarme contagi. È preoccupata per i contagi Carmela Santarcangelo, dirigente scolastica del Liceo classico “Tasso” di Salerno che, tuttavia, ritiene che la Dad da sola non abbia senso se non si prendono altri provvedimenti. «Comincia a preoccuparmi - rimarca - la diffusione dei contagi tra i docenti. Anche se vaccinati, la gran parte è sintomatica. Tra una settimana, probabilmente, non ci saranno più problemi e ciascuno potrà stare al suo posto con la Ffp2. Se si rispetteranno i protocolli potremo continuare ad andare a scuola in presenza. Ma sarà necessario un grande senso di responsabilità. Parlare di Dad può essere utile ma solo laddove non si riesca a garantire la copertura delle classi con i docenti. Ma la Dad, mantenendo aperte tutte le altre attività non avrebbe senso».
Potenziare gli screening. Chiede di potenziare i controlli e i tamponi il segretario provinciale dello Snals, Pasquale Gallotta. «A dicembre - sottolinea il sindacalista - la situazione era già abbastanza critica, con l’avvento delle feste vi è stato un ulteriore diffondersi di contagi. Riteniamo opportuno, prima della riapertura, un monitoraggio delle reali condizioni di rischio negli istituti. Il mondo della scuola, che ha navigato a vista per due anni, avrebbe bisogno di segni tangibili di inversione di rotta nelle politiche scolastiche. A cominciare dall’attenzione e la cura. È improponibile che il 7 gennaio molte scuole italiane riapriranno mentre oggi non si sappia ancora nulla di concreto sul come fare per arginare i contagi ».
Gaetano de Stefano
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